Da allievo su Nave Vespucci a Comandante della Squadra Navale

Nave Vespucci e la moderna Fregata Marceglia. La formazione di un Comandante di Marina passa anche da lì
Nave Vespucci e la moderna Fregata Marceglia. La formazione di un Comandante di Marina passa anche da lì

ROMA – Ammiraglio Treu, l’abbiamo vista il 22 agosto a Taranto a bordo di Nave Vespucci con i giovanissimi allievi della 1ª classe dell’Accademia Navale. Da Comandante della Squadra Navale cosa ha pensato guardandoli al lavoro?

Non nascondo che mi sono emozionato, inondato dai ricordi di quando ero uno di loro. E oggi partecipe con loro di un evento storico con cui abbiamo replicato, a distanza di ben 55 anni, l’attraversamento a vela del canale navigabile di Taranto. E travolto – insieme a loro e all’Equipaggio del Vespucci – dall’affetto di una popolazione che esultava al nostro passaggio. I loro occhi riflettevano l’orgoglio di chi ha compreso il formidabile valore di essere parte di un Equipaggio, nonché la fierezza di aver superato la prova del confronto con la dura realtà del mare.

Lei definisce il mare come il regno del merito. Perché? 

Al mare non si può mentire. Chi sa solo apparire affonda, ma chi sa essere emerge sempre. L’ho detto in più occasioni anche ai Comandanti delle unità della Squadra Navale. Chi comprende le dure regole del dominio del mare – ivi inclusi i suoi cieli e i suoi abissi – e le rispetta, chi coglie le sfide offerte dal mare con coraggio, competenza e slancio, può ricevere le gratificazioni auspicate.

Dalle aule dell’Accademia (e quest’anno anche dal lockdown a casa) ad una realtà totalmente diversa a bordo del Vespucci. Si formano anche così i futuri Comandanti di Marina? 

Certamente. Tutti lo abbiamo fatto. Il Vespucci è una formidabile palestra sul mare, ci insegna l’umiltà che appartiene ai grandi. Si pensi ad esempio alle mani incallite dal manovrare le vele e il timone a mano, la serrata alternanza delle guardie, le chiamate improvvise, anche nel cuore della notte, per rispondere alle esigenze della nave.

Il sonno sul Vespucci diventa un optional

Più che altro è un nemico, che va saputo fronteggiare e gestire. 

«Non chi comincia ma quel che persevera» è il motto che campeggia a centro nave del Vespucci. Può sembrare un monito

È una sacrosanta verità, che sottolinea l’impegno assiduo richiesto al leader, che deve acquisire le competenze necessarie per i nuovi incarichi che via via gli verranno affidati. Dovrà perseguire gli obbiettivi metodicamente, senza farsi perdere d’animo, riuscire ad avanzare anche quando retrocede, non arrendersi mai anche di fronte al lavoro duro, sia fisico che mentale.

Ma occorre perseverare

Vuol dire anche capacità di fare molto con poco, di razionalizzare al massimo le scarse risorse disponibili, di spingere all’estremo la flessibilità e la versatilità. Queste sono le doti di particolare pregio per un leader della Marina, costretto a fare i conti con i ristretti spazi di bordo, con un supporto logistico lontano e, non ultima, con la carenza di risorse di bilancio e di personale.

In sintesi come definire le doti di leadership di un Comandante di Marina?

Il vero leader deve essere prima di tutto un uomo d’azione e non di chiacchere. Punto. Deve poi imparare ad anteporre le «prestazioni» della nave al proprio «ego». Ma deve essere in grado di vedere la nave anche con gli occhi del più giovane e semplice marinaio, cosa possibile soltanto se egli stesso lo è stato. 

Come nel caso di chi è imbarcato su Nave Vespucci?

Esattamente. Ci si addestra al sacrificio, si apprende il significato e la fatica del lavoro più umile, ma non per questo meno importante. Si comprende di aver intrapreso una vita da dedicare al mare, mentre viene annodato in noi il primo nodo su quella sagola che un giorno isserà la bandiera del nostro primo Comando.  

Si parte dalla gavetta

Serve anche a non dimenticare mai da dove si viene. E per comprendere in pieno anche la realtà del personale di truppa, che esprime una fondamentale quanto dura «forza lavoro», da apprezzare e rispettare, da accudire curandone aspettative e benessere. Non a caso, dopo l’assunzione dell’incarico di Comandante in Capo della Squadra Navale, ho voluto issare la mia insegna su Nave Vespucci. Ho voluto farlo per richiamare, in primo luogo a me stesso, l’importanza dei valori fondamentali che il prestigioso veliero tanto efficacemente rappresenta.

Ammiraglio Paolo Treu su Nave Vespucci
Ammiraglio Paolo Treu su Nave Vespucci

Il suggestivo ingresso di Nave Vespucci a Taranto il 22 agosto 2020

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VIDEO

A completamento segnaliamo «Il sale del comando per una leadership sul mare», un video pubblicato nel giugno 2020 anche sul sito web dell’Associazione Nazionale Scuola Navale «Francesco Morosini». L’Ammiraglio di Squadra Paolo Treu, Comandante in Capo della Squadra Navale dall’ottobre 2019 (Corso Phoenix del Morosini e Corso Saoren di Accademia), descrive – in un seminario dedicato ai nuovi Comandanti delle unità navali – la propria esperienza e illustra ciò che ritiene l’essenza per un’efficace leadership sul mare.  

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Sandro Addario

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