Migranti: arriva ad Augusta il peschereccio affondato con 700 morti
CANALE DI SICILIA – È stato recuperato il relitto del peschereccio inabissatosi il 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia, con oltre 700 migranti chiusi nella stiva. Una delle più grandi tragedie del Mediterraneo, avvenuta a 100 chilometri dalla Libia e a 200 da Lampedusa. L’imbarcazione, di nazionalità eritrea, è stata agganciata il 27 luglio 2016 a 370 metri di profondità da uno speciale modulo di recupero installato sulla nave Ievoli Ivory, che la sta trasportando verso il porto militare di Augusta (Sr), dove è attesa intorno alle 12 di oggi 30 giugno. Lì il relitto sarà collocato all’interno di una tensostruttura refrigerata, lunga 30 metri, larga 20 e alta 10.
Da quel momento inizieranno le operazioni di recupero delle salme dei migranti all’interno del peschereccio, da parte del personale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e successivamente dal personale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana.
Il dispositivo navale che ha gestito tutta l’operazione è stato coordinato dalla nave anfibia San Giorgio della Marina Militare dove sono stati imbarcati, tra gli altri, personale del Gruppo Operativo Subacquei della Marina e una squadra di Vigili del Fuoco che ha il compito di effettuare i primi rilievi sul relitto.
I corpi dei naufraghi – si legge una nota della Marina – «saranno esaminati da esperti sanitari di varie università coordinati dal Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense (Labanof), attiva nel dipartimento di Morfologia Umana e Scienze Biomediche di Medicina legale dell’Università di Milano, allo scopo di acquisire informazioni utili a creare un network a livello europeo che permetta di risalire all’identità dei corpi attraverso l’ incrocio dei dati».
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