Il prefetto Giuffrida lascia Firenze: bilancio di tre anni al servizio della città
FIRENZE – Il 23 aprile 2018 è un giorno importante per il Prefetto di Firenze Alessio Giuffrida. Arriva con il sorriso sulle labbra al suo 65° compleanno e si prepara a «fare gli scatoloni», come lui stesso dice, per trasferirsi a Roma al termine della sua carriera nella pubblica amministrazione iniziata nel febbraio 1979, come Consigliere di Prefettura.
IL DOPO GIUFFRIDA
Dal 1° maggio due sedi prefettizie importanti come Firenze e Venezia saranno «vacanti». Non è ancora detto che il governo (quale?) riesca per quella data a definire un movimento di prefetti che riguarda anche altre città come Varese, Salerno, Enna. L’ipotesi al momento più probabile è che l’incarico venga temporaneamente retto dai rispettivi Vice Prefetti Vicari. Nel caso di Firenze dalla dottoressa Tiziana Tombesi.
Alessio Giuffrida (qui il curriculum) è arrivato a Firenze il 29 giugno 2015. Il suo primo impegno pubblico fu, il giorno dopo, la partecipazione ai solenni funerali del Procuratore Generale della Repubblica Tindari Baglione, a fianco del suo predecessore il prefetto Luigi Varratta, rientrato precipitosamente da Roma dove si era trasferito appena da poche ore.
L’INTERVISTA
Dottor Giuffrida, al termine di tre anni a Firenze, se potesse darsi un voto quale sarebbe?
Per carattere non mi autogiudico. Sono fermamente convinto che il lavoro di un prefetto non debba tendere a farsi dire bravo. Pazienza, umiltà, ascolto, discrezione. Queste le linee guida che devono ispirare chi è chiamato a svolgere questo compito al servizio dello Stato. Tutto il resto è palcoscenico.
Quindi nessun voto?
No. Mi basta la convinzione di aver svolto un lavoro utile per una città importante come Firenze e sapere di lasciarla in buona salute. Il voto migliore è la soddisfazione dei cittadini e l’ottima sinergia che ho riscontrato tra Forze dell’ordine, Istituzioni locali, Vigili del Fuoco, sistema della Protezione civile, Volontariato, che colgo l’occasione per ringraziare. Ma lo farò direttamente nei prossimi giorni.
ANTITERRORISMO
Un bilancio di tre anni come Rappresentante del Governo a Firenze lo avrà pur fatto. Chiamiamola cronistoria se preferisce.
Partiamo dall’antiterrorismo. Il principio base cui ci siamo ispirati non è stato quello di interventi «spot» ma di una pianificazione capillare ripetuta e adattata ad ogni singolo caso e ad ogni singola manifestazione. La tutela delle strade e delle piazze è stata svolta con un costante controllo del territorio anche con un aumentato supporto dell’Esercito (operazione Strade Sicure n.d.r.) ma anche con difese fisse come gli sbarramenti in alcune principali strade del centro storico, per fronteggiare attacchi di automezzi killer come purtroppo successo a Nizza, Berlino, Barcellona.
Qualcuno, storcendo il naso, avrà pensato a una militarizzazione di Firenze
Non è così. Anzi posso dirle che la cittadinanza ci chiede sempre più spesso un ulteriore rafforzamento della vigilanza, con la presenza visibile di Carabinieri, Polizia, Finanza ed Esercito. La divisa è sempre il miglior deterrente. Non aumenta l’ansia, la fa passare.
Barriere anche alla Stazione di Santa Maria Novella
Necessarie e molto apprezzate, anche se qualche pendolare può ancora spazientirsi. Dopo Milano Centrale e Roma Termini, Firenze Santa Maria Novella è stata – mi lasci dire ‘finalmente’ – la terza stazione italiana a dotarsi di varchi di accesso ai binari. Più controlli antiterrorismo, meno viaggiatori abusivi sui treni, un freno decisivo verso vandalismi, accattonaggi e microcriminalità. Ne valeva la pena.
PERCEZIONE DI SICUREZZA
Firenze possiamo chiamarla una città sicura?
La sicurezza non è mai un dato statico, che si misura una volta sola. Va costantemente monitorata per adottare le misure che via via si rendono necessarie. Un punto fermo però è il recente «Patto per Firenze Sicura» firmato proprio qui in Prefettura il 12 febbraio 2018 con il Comune di Firenze, alla presenza del ministro dell’Interno Marco Minniti, dove sono messe nero su bianco le principali linee guida sul fronte della sicurezza urbana.
Mi scusi se insisto. Il fiorentino, secondo Lei, si sente sicuro?
I reati nella città metropolitana di Firenze complessivamente sono in calo, ma capisco che al singolo cittadino questo possa interessare relativamente. Altra cosa è la percezione di sicurezza (o di insicurezza) che può essere avvertita di volta in volta. Non c’è solo il furto nel proprio appartamento o lo scippo appena subito in strada. La sicurezza (ovunque in Italia, non specificatamente a Firenze) abbraccia anche situazioni come degrado, rifiuti, occupazioni abusive, traffico. Una miscela che può alimentare l’intolleranza del cittadino, che va capita e prevenuta e non solo repressa quando rischia di esplodere.
BULLISMO E RISPETTO PER GLI INSEGNANTI
Tra i punti del Patto per Firenze Sicura, si parla anche di contrasto al bullismo
Esattamente. Con il concorso delle Forze di polizia sono state attivate, a supporto delle scuole, iniziative di formazione contro i fenomeni di prevaricazione giovanile, cyber bullismo e dipendenze. È il programma Scuola Sicura Insieme, in essere da tempo. Ma l’attenzione è stata rivolta, con il progetto «Soci@lMente» anche a docenti e personale scolastico, per fornire le competenze-chiave a riconoscere ed affrontare le problematiche di questo tipo, che purtroppo non tendono a diminuire. In una parola, l’obiettivo è formare i formatori.
Formatori, insegnanti, docenti, anche loro vittime del bullismo?
Si assiste con sempre maggior frequenza a gravi episodi di violenza, anche fisica, verso insegnanti. In diverse città d’Italia. Da parte di alunni e, peggio ancora, dai genitori. La colpa? Un rimprovero all’alunno con insufficienza in condotta, come si sarebbe detto un tempo. Anche solo un brutto voto. Sono comportamenti inaccettabili. La famiglia non può, anzi non deve, delegittimare il ruolo dell’autorità scolastica. A ognuno il suo ruolo. Alla famiglia quello educativo, alla scuola quello formativo. E la famiglia non può sottrarsi al suo, delegando tutto alla scuola, ma ritrovare al proprio interno i valori base dell’educazione (anche civica) dei propri figli. Fenomeni di prevaricazione verso insegnati per fortuna non se ne sono registrati a Firenze, ma non per questo va abbassata la guardia e trascurare un dilagante problema in altre parti d’Italia, purtroppo anche di facile emulazione.
IMMIGRAZIONE
Dottor Giuffrida, nella sua carriera Lei ha anche presieduto la Commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato presso la Prefettura di Roma. Il problema immigrazione come si presenta oggi a Firenze e in Toscana?
Il dato aggiornato è la presenza di poco meno di 12.000 richiedenti asilo in tutta la Toscana. Nei comuni della Città Metropolitana di Firenze sono circa 2.500. Sono ospitati in oltre 750 strutture di accoglienza, di cui 165 nella provincia fiorentina e 23 nel capoluogo.
Una media di 16 immigrati ogni struttura
È quella che viene chiamata «accoglienza diffusa» e che distingue, in meglio, la Toscana da tutte le altre regioni italiane. Qui non ci sono hub regionali di prima accoglienza dove ci sono anche centinaia di persone.
L’accoglienza quindi è più facilitata, ma la permanenza può durare anche anni
È l’anello debole della catena. Un richiedente asilo resta in attesa della concessione dello status di rifugiato. Se gli viene negato, immediatamente fa ricorso e può restare ancora ospite della struttura che lo ha accolto. Un iter complessivo che può durare anche 2 o 3 anni. Devo dare atto che a Firenze la presidente della Corte d’Appello Margherita Cassano e la presidente del Tribunale Marilena Rizzo si sono dimostrate molto sensibili al problema aumentando quanto più possibile le strutture giudiziarie che si occupano di immigrazione. A loro e ai loro uffici il mio personale ringraziamento.
Gli arrivi di immigrati continuano anche in Toscana?
Come noto sono nettamente diminuiti a livello nazionale. Per la Toscana ricordo bene che negli anni 2015 e 2016 c’erano mediamente 200-300 arrivi a settimana. Oggi non superano qualche decina al mese.
RICORDO DELLA TOSCANA
Che ricordo conserverà della Toscana?
Uno su tutti. Il senso di servizio e di efficienza dei suoi abitanti. Persone concrete, che pretendono ma che anche danno tanto alla comunità. Gente che caratterialmente è portata alla tutela del prossimo. Non a caso tutto l’insieme del volontariato toscano è il migliore d’Italia. Posso dirlo senza timore di smentite. L’ho visto da prefetto di Lucca e ne ho trovata piena conferma da prefetto di Firenze.
Giuffrida si alza facendo capire garbatamente che l’intervista deve concludersi. Mentre sorridendo ti stringe la mano, c’è appena il tempo per un’ultima domanda strettamente personale.
Da circa un anno si è fatto crescere la barba. Non è che si sarà detto «Che barba Firenze» ?
Niente di tutto questo. Si tranquillizzi pure lei e chi può averlo pensato. Solo una bizzarria durante una vacanza estiva, quando la rasatura non resta obbligatoriamente quotidiana. Con l’approvazione della famiglia ho visto che il nuovo look poteva andare. Anche quello, come la prevenzione e la sicurezza dei cittadini, può adattarsi ai tempi.
AGGIORNAMENTO 26 APRILE 2018
IL SALUTO IN PREFETTURA
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