Il cardinale Betori: «Firenze ritrovi la sua identità, non è solo un museo»
FIRENZE – «La perdita di identità della nostra città sembra strettamente connessa a non considerare sufficientemente l’esigenza di creare un tessuto sociale forte, fatto di famiglie e di una rete di risposta ai bisogni primari delle persone. Si lascia così spazio a una logica di profitto e di rendita, che intercetta sì il flusso turistico ma svilisce l’immagine stessa di Firenze». Lo ha detto domenica 24 giugno il cardinale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori durante la sua omelia alla Messa in Duomo nella ricorrenza di San Giovanni Battista, patrono della città.
«Tutti vogliamo una città viva – ha proseguito Betori – ma non possiamo accettare di essere un museo, pur consapevoli della responsabilità che ci viene dall’eccezionale eredità artistica e culturale che ci è stata affidata dalla storia. E questo non è solo doveroso, ma possibile. Lo stare tra la gente, dono prezioso della visita pastorale nella Diocesi, mi conforta ogni giorno nella scoperta di legami operosi, di silenziose opere di carità e solidarietà, di preziosa e costante preghiera, di attese di significato e di speranza, di lavoro quotidiano per contribuire al bene comune».
ILLEGALITÀ SUI SAGRATI DELLE CHIESE
Betori denuncia pubblicamente anche gli illeciti davanti alle chiese fiorentine. «Il rispetto della legalità va chiesto a tutti – tuona il cardinale – ed è condizione irrinunciabile di piena cittadinanza. E non si può accettare che su una delle chiese più care al cuore dei fiorentini e al rispetto di quanti ne amano l’arte e la cultura si possano impunemente affiggere striscioni che insultano la fede e la civiltà di un popolo. E c’è da chiedersi perché si continui a tollerare che i sagrati delle chiese siano luoghi privilegiati di comportamenti illeciti». Non lo cita espressamente, ma il riferimento del cardinale è allo striscione anarchico apparso in una notte di circa due settimane fa sul portone della Basilica di Santo Spirito, contro Stato e Polizia e di invito al Gay Pride di Siena del 16 giugno.
CORRIDOI UMANITARI PER L’ACCOGLIENZA
Sul tema, sempre caldo, dell’accoglienza, il richiamo del cardinale va a «chi non la ritiene sufficientemente giustificata per chi aspira a una condizione di pace, a fuggire dagli spettri della fame confidando nella condivisione fraterna dei beni della terra, a una possibilità di vita migliore per sé e per i propri cari». «Si aprano piuttosto corridoi umanitari e si promuovano politiche concrete di sviluppo nei paesi di partenza dei migranti; se ne accompagni l’accoglienza con percorsi di integrazione e non si mettano i poveri contro i poveri per scopi di propaganda. Un clima di divisione è sempre nocivo per una società, soprattutto quando prende a pretesto le origini etniche. La dignità della persona umana è un principio irrinunciabile e precede cittadinanza, provenienza, etnia, cultura, religione». I leaders europei riuniti proprio oggi 24 giugno a Bruxelles sul tema immigrazione sono avvisati.
QUI IL TESTO COMPLETO DELL’OMELIA
GIUBILEO DEI SACERDOTI
Festeggiato, nel giorno di San Giovanni Battista, anche il giubileo dei sacerdoti. Ecco i nomi.
25 anni di sacerdozio
don Paolo ARZANI, don Massimo CARDONI, don Francesco CATELANI, don Damiano DANTI, don Filippo LUPI, don Paolo PESCINI e don Donath REBEIRO, il domenicano p. Daniele CARA, don Francesco TODARO paolino, il carmelitano p. Raffaele DURANTI e don Carlo GUARNIERI dell’Oratorio di San Filippo Neri.
50 anni di sacerdozio
don Pietro BARTALESI e don Rino PERBELLINI.
60 anni di sacerdozio
don Guelfo FALSINI, don Paolo GIANNONI, don Enio LOMBARDINI, don Pierluigi ONGARO, don Alessandro PACCHIA e don Giacomo STINGHI, il salesiano don Pietro PAGOTTO.
65 anni di sacerdozio
don Remo COLLINI, don Vittorio DI CESARE, don Umberto DI TANTE, don Brunero PRETELLI e monsignor Paolo RISTORI.
«Ci rallegriamo – ha detto il cardinale Betori – con don Mino TAGLIAFERRI che celebra quest’anno il LXX della sua ordinazione presbiterale. Ricordiamo anche gli anniversari dei diaconi permanenti: il XXV di Mario FUSI e il XXX di Alberto BARGIACCHI e Franco BROGI»
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