Antiterrorismo, aumentano le operazioni sospette all’esame della Finanza

Si intensifica la lotta al finanziamento del terrorismo da parte della Guardia di Finanza

Si intensifica la lotta al finanziamento del terrorismo da parte della Guardia di Finanza

ROMA – Sale l’emergenza antiterrorismo e aumentano le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette (Sos) girate dalla Banca d’Italia alla Guardia di Finanza. Nei primi sette mesi del 2016 sono state 463 le segnalazioni pervenute alle Fiamme Gialle dall’Uif (Unità d’Informazione finanziaria per l’Italia) contro le 348 di tutto il 2015, perché legate a presunti fatti di terrorismo.

INDAGINI – I risultati non mancano. Dall’approfondimento delle segnalazioni di maggior interesse investigativo, già 12 casi nel 2016 sono confluiti in procedimenti penali. Sette per il reato di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico (articolo 270 bis del codice penale), tre per a carico di chi ha prestato assistenza agli associati per terrorismo (art. 270 ter), due per aver svolto addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale (art 270 quinques). In tutto il 2015 gli illeciti penali riscontrati erano stati 14.

Generale Giorgio Toschi

Generale Giorgio Toschi

GIFT – Il terrorismo si combatte anche (e soprattutto) contrastando i flussi finanziari con cui si alimenta. Ne è convinto il comandante generale della Guardia di Finanza, generale Giorgio Toschi, recentemente ascoltato sull’argomento anche dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir). Tra le più recenti novità in tema antiterrorismo nell’organizzazione interna delle Fiamme Gialle, c’è l’istituzione – dal 1 agosto 2016 – del Gift, il Gruppo investigativo sul finanziamento al terrorismo nell’ambito del Nucleo speciale di polizia valutaria.

CABINA DI REGIA – Parallelamente, dalla stessa data, è stato potenziato il II Reparto – Coordinamento Informative e Relazioni lnternazionali del Comando Generale della Guardia di Finanza, che costituirà – si legge in una nota – «una ‘cabina di regia’ per promuovere e coordinare i flussi informativi sia all’interno della Guardia di Finanza che verso Enti esterni». In particolare «Ia nuova struttura fornirà Ia qualificata partecipazione al C.a.s.a. (Comitate   di   Analisi   Strategica Antiterrorismo) presso il Ministero dell’lnterno, nonché al C.s.f. (Comitato di Sicurezza Finanziaria) presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

MONEY TRANSFER – Nel mirino della Guardia di Finanza (e non da ora) anche i «money transfer», un circuito finanziario internazionale sorto principalmente per agevolare le rimesse di denaro degli immigrati verso i paesi d’origine. Nel 2015 si calcola che attraverso questi canali (dove la somma massima per operazione è 1000 euro) siano transitati oltre 5 miliardi di euro. Un patrimonio di cui, in pratica, in Italia non resta neppure un centesimo reinvestito nella nostra economia.

FLUSSI – Primo paese beneficiario Ia Romania (16% dei flussi in uscita), seguito da Cina (10,6%) e dal Bangladesh (8%). Le regioni italiane da dove partono il maggior numero di rimesse sono Lombardia, Lazio e Toscana, dove a Prato c’è una delle maggiori comunità cinesi d’Italia con almeno 20 mila persone. Ma è un numero per difetto. Recentemente sono state pianificate dalla Guardia di Finanza nuove modalità di monitoraggio e di intervento per aumentare ulteriormente il livello di attenzione nei confronti dei soggetti utilizzatori dei money transfer. Un circuito a rischio di utilizzo per il riciclaggio di proventi illeciti. E da questo al finanziamento del terrorismo il passo è breve. Anzi brevissimo.

 

Il sequestro e la chiusura di un money transfer

Il sequestro e la chiusura di un money transfer

 

 

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Sandro Addario

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