Pirateria informatica: programmi craccati nel mirino della Finanza
ROMA – Tempi duri per gli «utenti» della pirateria informatica, specie a livello aziendale. Tra settembre e ottobre 2016 la Guardia di Finanza ha passato al setaccio 116 società sull’intero territorio nazionale, operanti prevalentemente nel settore della progettazione industriale ed edile. L’indagine ha riguardato tutte le province italiane, fatta eccezione (per il momento) per quella di Rieti, vista la particolare contingenza del terremoto.
Il bilancio dell’Operazione «Underli©ensing 2» ha visto 71 persone denunciate penalmente per violazione del diritto d’autore. Sono stati sequestrati oltre 1.200 programmi privi di regolare licenza, per un controvalore commerciale di almeno 2 milioni di euro. Sequestrati anche 400 apparati hardware, tra computer ed hard-disk.
I controlli sono stai eseguiti dai finanzieri specializzati come «Computer Forensics Data Analysis» (Cfda), con il coordinamento del Nucleo Speciale Tutela Proprietà Intellettuale di Roma.
Queste le tipologie di illegalità nel mirino degli investigatori:
UNDERLICENSING
il software viene installato su un numero maggiore di computer rispetto a quello previsto dalla licenza
CONTRAFFAZIONE
duplicazione e vendita illegale di materiale protetto dal diritto d’autore imitando tutti gli elementi che compongono il prodotto originale
HARD-DISK LOADING
un’azienda che vende computer nuovi installa copie illegali del software sugli hard disk degli utenti per invitarli all’acquisto della macchina
CRACK
utilizzo di un software illegale che genera una chiave o codice di attivazione permettendo di passare dalla versione trial o home alla versione completa di un programma o pacchetto soggetto a copyright
MISLICENSING
uso inappropriato della licenza che si è acquisita, per esempio in versione education/academic, quindi per scopi didattici e ad un costo inferiore rispetto alla licenza commerciale
«L’indagine ha fatto emergere – si legge in un comunicato congiunto della Finanza e della BSA The Software Alliance Italia, che rappresenta i vari produttori mondiali di software – che il 57% delle società controllate utilizzava software illegali». «È una percentuale – prosegue la nota – addirittura superiore alle già non incoraggianti stime dell’ultimo Global Software Survey di BSA, diffusa lo scorso maggio a livello mondiale. Questa assegnava all’Italia un tasso di pirateria in calo e collocato al 45%».
Come distribuzione geografica degli illeciti, il maggior numero è al Sud (74%), seguito dal nord (53%). Al Centro «solo» il 36% di irregolarità, che comunque attesta che un imprenditore su 3 non utilizza software originali. Con le conseguenze penali, forse cominceranno a cambiare idea.
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