Confindustria scommette sul futuro di Firenze, ma «occorre fare sistema»
FIRENZE – È del 21% il peso dell’industria e del manifatturiero sul Pil di Firenze. Lo ha ricordato oggi 7 luglio Massimo Messeri, presidente di Confindustria Firenze nel corso dell’assemblea annuale dell’associazione che raccoglie circa 1500 imprenditori a livello provinciale. Non tutti erano presenti stamani all’incontro organizzato presso il centralissimo Teatro della Pergola, tanto che al termine della riunione pubblica è mancato il numero legale per la votazione sul bilancio dell’associazione stessa. Per approvarlo dovrà essere convocata una nuova assemblea dei soci di Confindustria, per la quale ancora non è stata fissata la data, o in alternativa si sta valutando la possibilità di esprimere un voto in via elettronica.
«Il 21% di ricchezza attraverso industria e manifatturiero è un buon livello – ha detto il presidente fiorentino Messeri – ma dobbiamo poter puntare più in alto. Se le nostre infrastrutture fossero ai livelli in cui dovrebbero essere porterebbero un +1% strutturale di Pil». Alta velocità ferroviaria, nuova pista Aeroporto, terza corsia dell’A11, Polo fieristico-congressuale e Tramvia significano +1% strutturale di PIL, oltre 270 milioni l’anno e 5300 nuovi posti di lavoro. Questa la sintesi di Messeri (già presidente del Nuovo Pignone) che vorrebbe porsi come traguardo almeno il 25%.
«Siamo la sesta economia italiana – ha aggiunto Messeri – e abbiamo registrato una crescita dell’export dal 2008-2015 tripla rispetto alla media nazionale (37% contro 12% italiano). Nel confronto nazionale possiamo essere contenti». I punti di debolezza? Prima di tutto la dimensione, che è «elemento frenante della crescita». «Come è già stato detto – ha ricordato Messeri – piccolo non è necessariamente bello. Piccolo può e deve essere un momento di transizione verso il medio e il grande. Occorre una buona volta fare sistema, creare sinergie. In una parola bisogna cominciare a pensare in grande e non restare nel campanilismo, mentre nel mondo si ragiona per macro-aree e macro-regioni. E questo vale pure – ha concluso Messeri – per chi vorrebbe mantenere i campanili, anche in Confindustria».
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