80 anni fa il sacrificio dei tre Carabinieri di Fiesole

Il convegno "I Martiri di Fiesole a 80 anni dal sacrificio" si è svolto il 17 maggio a Palazzo Vecchio
Il convegno “I Martiri di Fiesole a 80 anni dal sacrificio” si è svolto il 17 maggio a Palazzo Vecchio

FIRENZE – Sono passati quasi 80 anni dall’eccidio di tre giovani carabinieri a Fiesole, ricercati dai tedeschi perché ritenuti operanti nelle fila della Resistenza. Era il 12 agosto 1944. L’ordine del comando tedesco era stato chiaro: o si presentano i Carabinieri o verranno passati per le armi dieci ostaggi civili, rastrellati da qualche giorno tra la popolazione di Fiesole. I tre giovani militari scelsero di presentarsi, sapendo bene a cosa potevano andare incontro. Furono rinchiusi con gli altri ostaggi per alcune ore uno scantinato di un albergo. Alle 20 del 12 agosto furono fatti uscire. Poco dopo caddero davanti a un plotone di esecuzione. Gli ostaggi ebbero così salva la vita. Rimasero però ancora prigionieri per circa 20 giorni, fino a quando i tedeschi non cominciarono a lasciare Fiesole. 

L’80° anniversario del sacrificio di Alberto La RoccaVittorio Marandola e Fulvio Sbarretti, medaglia d’oro al valor militare alla memoria, è stato ricordato venerdì 17 maggio a Palazzo Vecchio a Firenze in un convegno promosso dal Comando Legione Carabinieri Toscana. Michela Ponzani (storica e saggista) e Alessandro Barbero (storico e scrittore) hanno ripercorso il quadro dell’impegno dell’Arma dei Carabinieri durante la guerra di liberazione, dove – ha ricordato Ponzani – vi furono oltre 5700 Carabinieri caduti e 2000 deportati nell’ottobre 1943 da Roma in un solo giorno. Barbero (storico militare) si è soffermato in particolare sulla vicenda dei Carabinieri di Fiesole evidenziandone la figura umana e il difficile contesto dove si trovavano a vivere. 

All’evento, grazie alla collaborazione dell’Ufficio Scolastico Regionale della Toscana, erano presenti decine di studenti del Liceo Classico Michelangiolo di Firenze, del Liceo Scientifico Calamandrei di Sesto Fiorentino e dell’Istituto Russell-Newton di Scandicci. 

Particolare emozione ha suscitato la presenza di parenti dei carabinieri uccisi. Tra loro due nipoti che portano il loro stesso nome e indossano la medaglia d’oro degli zii: Vittorio Marandola e Alberto La Rocca. Quest’ultimo – rivolgendosi in particolare ai giovani studenti – ha detto: «Non vi auguro di diventare eroi. Vi auguro di vivere una vita normale. Fate i vostri progetti, fate i vostri sogni, impegnatevi per il vostro futuro per fare in modo che questa nostra società si mantenga sana, si mantenga costruita su rispetto di valori, di reciprocità corretta tra le persone, di rispetto della democrazia». 

I parenti dei Carabinieri uccisi a Fiesole nel 1944 indossano la medaglia d'oro al valor militare dei loro zii
I parenti dei Carabinieri uccisi a Fiesole nel 1944 indossano la medaglia d’oro al valor militare dei loro zii

«Quello di oggi – ha poi detto il generale di brigata Lorenzo Falferi, comandante della Legione Carabinieri Toscana – non è e non voleva essere un mero atto di memoria di un gesto eroico. Vuole essere più che altro la sottolineatura della semplicità di una coerenza di vita. Che questi ragazzi, poco più di ventenni, hanno saputo portare avanti con estrema determinazione. Consapevoli che stavano affrontando un gioco molto rischioso, gettando sul piatto della bilancia di quella che poteva sembrare una scommessa, il peso della propria esistenza. Sapevano perfettamente il rischio che stavano correndo». 

Ha chiuso l’evento commemorativo il generale di corpo d’armata Salvatore Luongo, comandante interregionale Podgora (Lazio, Toscana, Sardegna, Marche, Umbria). «Abbiamo affrontato un tema – ha sottolineato – che secondo me è il tema principale della nostra capacità di essere un Paese forte. Un Paese che guarda al futuro, che guarda alle nuove generazioni. Abbiamo affrontato come la memoria alimenta i valori e ci porta avanti». Rivolto agli studenti Luongo ha poi aggiunto: «Concludo con un pensiero che viene dalle Legioni romane. Quando i Romani decidevano di affrontare una sfida, anche rivolta verso Paesi lontani, li occupavano con una visione di integrazione, di crescita. Guardavano sempre alla storia di questi Paesi e alle loro origini perché era necessario ritrovare nei valori degli ideali la capacità di far crescere delle vite nuove. Questo è il pensiero che vi lascio». 

QUI IL VIDEO INTEGRALE DELLA DIRETTA STREAMING DI TUTTO L’EVENTO (dal canale YouTube del Comune di Firenze)

Sandro Addario

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